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Undicesima tappa: Torino – Breuil-Cervinia – Milano (terza parte)

Fondovalle. Châtillon che sovrasta la stazione, la montagna che sovrasta Châtillon. Il paese è vestito a festa, pieno zeppo di palloncini rosa, di nastri rosa alle porte, pronto per accogliere il Giro. C’è freddo, tira aria di neve e pioviggina. Ho davanti a me 27 km in salita e la voglia di farne nemmeno uno. Sono fortunato. La macchina di Eurosport si ferma al mio segnale di autostop e mi carica su. Alla guida c’è Philippe Célières, al suo fianco Andrea Melloni che avevo già conosciuto a Montecatini, che è un amante delle scatto-fisso, che è emiliano ma da una vita a Milano. La strada è larga, Philippe guida bene e veloce, sorpassa quando può. Fuori c’è uno spettacolo di verde, alcuni laghetti, uno certamente artificiale. Lungo la strada molti spettatori, molti anche i ciclisti che affrontano la salita, che faticano, ma che salgono e salgono, chi sui pedali, chi seduto, chi più velocemente, chi attaccato al manubrio ad imprecare. In cima sono 2001 metri sul livello del mare. La neve ancora si vede nella vallata e lungo i pendii dei monti e un cielo cupo minaccia di buttar giù tanta acqua da riempire il piano di Breuil-Cervinia. Vado a mangiare e si mangia bene. Mi finirei l’intera forma di Toma, ma troppo formaggio non mi appesantisce e cerco di limitarmi. Castagne e miele, salumi. Ben fatto.
Fuori fa un freddo cane. Ci sono 6 gradi e io non ero pronto a queste temperature, per fortuna Davide, detto Labionda, detto Lenin, mi ha prestato un pile che quantomeno non mi fa morire causa ipotermia. Continua a leggere…

Undicesima tappa: Torino – Cervinia – Milano (seconda parte)

La ferrovia verso Châtillon è ad un solo binario, il treno va lento, si prende della pause in stazioni microscopiche sotto montagne altissime. La valle è verde smeraldo, stretta, pareti di alberi e di roccia a contornarla, qualche paesotto, corsi d’acqua, capre e mucche. Il treno sbuffa e un pastore si mette a fissarlo, lo saluta con una mano. Passa e scompare.
La corsa è partita ed è partita con un minuto di silenzio. In mattinata a Brindisi una bomba è scoppiata davanti ad una scuola: ha ucciso una ragazza di 16 anni, qualche ferito, uno almeno molto grave. In rete gira di tutto, dai quotidiani che riportano il solito vociare dei soliti politici, agli utenti che parlano e cianciano di una ragazza che nemmeno conoscevano come se questa fosse stata un’amica di sempre. Qualcuno parla di mafia, qualcuno di strage di Stato. Tutti sembrano avere la risposta giusta ai quesiti giusti. In Italia le bombe le conosciamo bene. La nostra storia recente ne è piena: da Piazza Fontana, a quella nella Stazione di Bologna, dall’Italicus a Piazza della Loggia, eccetera, eccetera, eccetera. Matrici rosse, matrici nere, matrici di Stato, matrici anarchiche, sia quel che sia. La cosa migliore che ho letto, l’ho trovata su un sito, 7yearswinter.com:

La cosa positiva di Brindisi è che entro 45 anni
i responsabili dell’attentato verranno catturati, processati e dichiarati innocenti. Continua a leggere…